Il 5 novembre 2013, presso la Sala Stampa di Montecitorio, l’on. Olimpia Tarzia, l’on. Eugenia Roccella, la prof.ssa Assuntina Morresi e la prof.ssa Francesca Romana Poleggi, hanno presentato il Comitato “Di mamma ce n’è una sola”. Il Comitato nasce per svolgere un’opera di sensibilizzazione, di denuncia e di contrasto al mercato di quella che viene definita eufemisticamente “maternità su commissione”. Utero in affitto, gestazione conto terzi, maternità surrogata sono diverse espressioni che raccontano un fenomeno in espansione in tutto il mondo, quello di donne, generalmente indigenti e molto spesso analfabete, che, a pagamento, affrontano una gravidanza e un parto sapendo che poi cederanno il neonato a qualcuno che glielo ha commissionato, più o meno legalmente. Non esistono stime attendibili e complete sul mercato degli uteri in affitto: quante richieste, di che tipo, quanti bambini. Alcune stime, ad esempio, che riguardano la sola India, parlano di un indotto complessivo di due miliardi di dollari l’anno, con un migliaio di cliniche non regolamentate coinvolte. Il costo di una maternità in affitto va dai 10.000 ai 35.000 dollari, a fronte di 80.000-100.000 dollari negli Stati Uniti. Su questa materia mancano leggi e regolamenti fra paesi e continenti, si producono numerosi contenziosi giuridici, perché difficilmente tutti gli attori di questo percorso – committenti, madri in affitto, fornitori di gameti, le cliniche in cui avviene il tutto – si trovano nello stesso stato. E non di rado, purtroppo, il risultato del puzzle di persone e nazioni coinvolte è un bambino legalmente orfano e apolide.

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